Accoglienza, ecco il Vademecum
Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana ha approvato un Vademecum con una serie di indicazioni pratiche per le Diocesi italiane circa l’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati. La Chiesa italiana, già in prima linea nella prossimità ai migranti, indica così alle comunità locali chi, dove, come, quando accogliere, in risposta all’appello lanciato da Papa Francesco lo scorso 6 settembre.
Un appello del Papa che ha trovato infatti le nostre Chiese già da tempo in prima fila nel servizio, nella tutela, nell’accompagnamento dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Infatti, su circa 95.000 persone migranti - ospitate nei diversi Centri di accoglienza ordinari (CARA) e straordinari (CAS), nonché nel Sistema nazionale di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) – diocesi e parrocchie, famiglie e comunità religiose, accolgono in circa 1600 strutture oltre 22.000 dei migranti.
Il Vademecum vuole aiutare a individuare forme e modalità per ampliare la rete ecclesiale dell’accoglienza a favore delle persone richiedenti asilo e rifugiate che giungono nel nostro Paese, nel rispetto della legislazione presente e in collaborazione con le Istituzioni. Si tratta di un gesto concreto e gratuito, un servizio, segno di accoglienza che si affianca ai molti altri a favore dei poveri (disoccupati, famiglie in difficoltà, anziani soli, minori non accompagnati, diversamente abili, vittime di tratta, senza dimora…) presenti nelle nostre Chiese: un supplemento di umanità, anche per vincere la paura e i pregiudizi. Come si legge nei nostri Orientamenti pastorali decennali Educare alla vita buona del Vangelo, “l’opera educativa deve tener conto di questa situazione e aiutare a superare paure, pregiudizi e diffidenze, promuovendo la mutua conoscenza, il dialogo e la collaborazione” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 14). (Fonte Conferenza Episcopale Italiana)
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Scarica il Vademecum (dal sito della CEI)
Rifugiato a casa mia
Nello specifico Caritas Italiana ripropone una progettualità già sperimentata in una decina di Diocesi nel corso del 2012. Si tratta del progetto “Rifugiato a casa mia” che vede il coinvolgimento della comunità cristiana in uno sforzo volto all’accoglienza di rifugiati e richiedenti protezione internazionale presso famiglie, istituti religiosi o parrocchie dove comunque i beneficiari dovranno essere seguiti da famiglie tutor.
Il progetto coinvolge una pluralità di attori: da un lato i beneficiari ai quali si proporrà una forma di accoglienza e integrazione alternativa; dall’altro lato le famiglie che potranno sperimentarsi nell’accoglienza di persone provenienti da contesti e culture diversi; dall’altro ancora le parrocchie, le strutture e gli appartamenti delle comunità diocesane utilizzati a testimonianza della carità, dell’accoglienza e dell’integrazione sociale.
A tutte le Caritas diocesane sono state inviate le indicazioni per aderire al progetto e una scheda con i dettagli operativi.
(Fonte Caritas Italiana)