Dal Notiziario interparrocchiale – Anno 2° – N. 9 - 29 dicembre 2024
Dalle parti di S. Maria della Pietà vengono buone notizie per Natale! Il grande chiesone secentesco, pieno di opere d’arte, è ormai perduto. Del resto, non è più tempo per la Chiesa di “cose grandi, superiori alle sue forze” (Sal 130,1). E, in questo senso, noi della Pietà anticipiamo una tendenza. Questo è tempo di cose piccole, di germogli: “non ve ne accorgete?” – dice Isaia (43,19). Succede così che nei locali attigui e sovrastanti la chiesa, costruiti a suo tempo da don Pullega (anni 40-50) per intrattenere i giovani (“il salone” lo chiamavamo) ora si insedierà una piccola comunità di giovani studenti, che si riuniscono, come un cenacolo, insieme al padre José e al diacono che lo accompagna, attorno alla Parola di Dio e all’Eucaristia. Oltre al “salone”, infatti vi si trovano anche tre stanze, più piccole, una delle quali sarà adibita a “Cappella”. Dunque, il Signore torna, nelle Sacre Specie, alla Pietà. Non c’è che da rallegrarsene e da augurarsi che questo sia un nuovo inizio. Senza fanfare, in silenzio, come il mistero che celebriamo in questi giorni. “Succisa virescit”? Buon Natale, Pietà.
Clementina e Tarcisio Zanni
Dal Notiziario interparrocchiale – Anno 1° – N. 8 - 27 ottobre 2024
Il Presepe della “Pietà” e la pietà del presepe.
Nel prossimo Natale in S. Bartolomeo verrà esposto l’antico presepe di S. Maria della Pietà. Direi che, a parte la grande tela del Guido Reni (ora visibile nell’originale al museo delle Belle Arti) nulla di rappresentativo di S. Maria della Pietà poteva essere scelto più del suo presepe. La chiesa sorta nel 1600, come opera caritativa per i fanciulli abbandonati, a cura (e coi soldi) del Senato, delle corporazioni e del popolo bolognese, doveva avere un linguaggio che parlasse della pietà divina. Fu dotata perciò di un presepe adeguatamente grande e bello, perché è il presepe la raffigurazione più eloquente della condiscendenza di Dio verso i poveri. Anche gli illetterati, anche i bambini, possono comprenderlo senza fatica: “come non amare chi ci amato così?!” – dice un celebre inno natalizio. Le chiese passano, i manufatti artistici passano, ciò che resta è la Pietà. La Pietà di Dio s’intende! Andiamo a vedere, fra gli altri, anche il presepe di S. Maria della Pietà, per ricordarcelo.
Clementina e Tarcisio Zanni
Dal Notiziario interparrocchiale – Anno 1° – N. 7 - 31 agosto 2024
L’accolito (akolouthos nel greco neotestamentario) è “colui che segue”. Non segue però soltanto il diacono nella liturgia, quanto piuttosto segue il Signore stesso, è alla sua sequela: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Lc. 9,23).
“Accolito” è pertanto ogni battezzato, cioè ognuno chiamato a seguire il Signore Gesù. Ma chi si trova oggi a essere stato pubblicamente indicato dal Vescovo come uomo/donna “accolito/a” ha ricevuto un mandato speciale della Chiesa di seguire il Signore con tutta la sue forze. Non si tratta pertanto per lui soltanto di servire Messa.
Per lungo tempo (fino al Concilio Vaticano II) l’accolitato è stato “Ordine minore”, cioè una semplice tappa di avvicinamento all’Ordine sacro dei candidati al Sacerdozio ministeriale. Ora si parla di “Ministeri battesimali”. Un’espressione molto felice che sottende ed ammicca ad una ecclesiologia nuova, non più incentrata sul clero, ma sulla comunità. In questo senso si parla di accoliti ma anche di catechisti e lettori. Tutti compiti per esercitare i quali correttamente è necessario un dono speciale dello Spirito santo, da chiedere senza sosta.
Clementina e Tarcisio Zanni
Dal Notiziario interparrocchiale – Anno 1° – N. 6 - 30 giugno 2024
La festa patronale di S. Maria della Pietà era il 15 settembre. Nella grande chiesa si ammirava la splendida pala del Guido Reni che concentrava tutta l’attenzione dei fedeli sul volto addolorato ma sereno della gran Madre di Dio. Sopra di lei la S. Trinità, sotto, la città con le sue torri e attorno, a farle corona, S. Petronio, S, Francesco, S. Procolo e S. Carlo Borromeo: un vivace riassunto della “Bologna celeste”. Perché, come di ogni città, si può dire che esiste una Bologna terrestre e una celeste. C’era un S. Giuseppe, vigoroso, che usciva dall’Egitto tenendo saldamente le redini dell’asinello con il suo carico prezioso. Di fronte, dall’altra parte della navata c’era un angelo gentile che si inchinava alla vergine e obbligava quasi a dire l’Angelus. Si potrebbe forse chiedere in prestito ai nuovi gestori la chiesa, per celebrare una Messa alla Pietà il 15 settembre, ma molto più utile e conforme alla volontà di Dio (credo) è cercare dove e come far risuonare il Kerigma, la pietra cioè che i costruttori scartano, per vedere rifondarsi una chiesa, una nuova “Pietà”, non fatta di pietre e affreschi, ma di uomini e donne, testimoni della sua risurrezione. Che Dio ci conceda questa grazia, per l’intercessione di S. Maria della Pietà.
Clementina e Tarcisio Zanni
Dal Notiziario interparrocchiale – Anno 1° – N. 5 - 27 aprile 2024
Le benedizioni pasquali e i riti del Triduo, molto felicemente interpretati quanto alla liturgia tra S. Vitale e S. Bartolomeo, hanno provocato giustamente ottimismo circa la sussistenza di un gruppo di fedeli (direi fedelissimi) nella “città pagana” del Centro storico. Anche nella “periferia” che è S. Maria della Pietà alcuni ne hanno beneficiato. Alcune case, anche fuori Porta, sono state visitate dal sacerdote, evento raro che non può che aver rallegrato chi ne ha beneficiato: fa parte anch’esso dell’allegria pasquale. Su tutto ciò resta tuttavia l’interrogativo del futuro. È vero: il futuro è nelle mani di Dio, ma come operatori pastorali è materia che ci interessa e ci coinvolge profondamente e alla quale dobbiamo mettere mano. Che non succeda che quello che stiamo facendo, e facendo con innegabile zelo, sia solo un “ancora”: “Ancora vengono, ancora partecipano…” Perché la prospettiva cristiana è il “maranatha”. “Quando verrà, troverà la fede sulla terra?”
Clementina e Tarcisio Zanni
Dal Notiziario interparrocchiale – Anno 1° – N. 4 - 24 febbraio 2024
Tutte le religioni individuano luoghi sacri dove incontrare Dio. Non così il Dio della Bibbia, che si manifesta non tanto nello spazio quanto nel tempo. Anche del Tempio di Gerusalemme “non è rimasta pietra su pietra” e Israele fu educato da Dio attraverso l’esilio perché si preparasse all’incontro con lui non nello spazio ma nel tempo. Per i profeti il giorno del Signore è più importante della casa del Signore. Tutta questa pedagogia divina è giunta a perfezione nel Cristianesimo. Noi non siamo chiamati a incontrare Dio in uno spazio dedicato, quanto piuttosto nel nostro tempo, nella nostra storia, individuale e collettiva: è lì che Dio si manifesta. Dal punto di vista del piccolo gregge di Santa Maria della Pietà (ma ben presto anche di altri piccoli greggi) è evidente l’importanza di “recarsi” alla Quaresima e alla cinquantina pasquale per incontrare il Signore; nel tempo cioè in cui Lui si manifesta in modo speciale. Il digiuno serio, la preghiera più intensa e l’elemosina in segreto – come tutti sappiamo, ma mai abbastanza - sono il miglior viatico per salire alla Pasqua: nel luogo cioè della sua Gloria.
Clementina e Tarcisio Zanni
Dal Notiziario interparrocchiale – Anno 1° – N. 2 – 29 ottobre 2023
Sarà perché la chiesa è chiusa e non è più possibile occuparsi dell’ordinaria amministrazione parrocchiale, ma dalle parti di S. Maria della Pietà è giocoforza occuparsi del futuro; di cosa cioè resterà del cristianesimo in via S. Vitale. Ora, di giorno si compra e si vende; le persone hanno cambiato di colore, di lingua e anche di religione rispetto a qualche anno fa; di sera la via si trasforma nel paese dei balocchi, proprio quello in cui era finito anche il povero Pinocchio. In un certo senso è un vantaggio non avere a disposizione dei placebo che ti diano l’impressione di esistere “ancora” come comunità parrocchiale. Dalle parti di S. Maria della Pietà siamo giunti ad una sola pastorale possibile: quella dell’annuncio del Vangelo. Nel senso stretto di “predicazione del Vangelo”. “Che ascoltino o non ascoltino”. L’unico insuccesso sarebbe non farlo.
Clementina e Tarcisio Zanni
Dal Notiziario interparrocchiale – Anno 1° – N. 1 – 27 agosto 2023
La chiesa di S. Maria della Pietà ha chiuso i battenti, ma non la Chiesa, quella cui è stato assicurato: “Ecco io sono con voi fino alla fine del mondo”. Le chiese chiudono, ma “la Parola di Dio non è incatenata” (2 Tim 2,9). Il tempo che ci aspetta è molto stimolante. Supponiamo che Dio abbia un nuovo progetto pastorale, più consono, più adeguato al mondo che lui ama sempre “tanto”, anche se a noi pare solo nemico, degenerato, anzi lo ama proprio per questo! A ben pensarci noi non siamo stati inviati a costruire chiese o a tenerle aperte, ma ad annunciare la salvezza che solo noi sappiamo con certezza dove si trova. Al punto al quale ci ha portato Dio, siamo “obbligati” ad annunciarlo il nome che salva: Gesù! Per quel che ci riguarda dalle Due Torri alla Porta S. Vitale. A tempo opportuno e inopportuno e con qualsiasi strumento la Chiesa cattolica, nostra madre, ci consenta di usare. Del resto non è una brutta condizione quella in cui siamo costretti dal Signore. Mi viene da ringraziarlo, anche se sto scrivendo, seduto davanti alla porta chiusa della mia cara chiesa di S. Maria della Pietà. (“Quanti ricordi…ecc.). Ma “chi si volta indietro non è adatto per il Regno di Dio”. Gesù Cristo è risorto! E questo la maggior parte della gente non lo sa: come restare indifferenti?
Clementina e Tarcisio Zanni.